Sognare in Gestalt: cosa sono i sogni, come lavorarci e perché trasformano la terapia

Nel modello Gestalt, il sogno è una produzione del Sé in azione: il luogo-processo in cui, al confine di contatto tra organismo e ambiente, l’esperienza si destruttura, rielabora e reintegra. Accade in una condizione paradossale di isolamento, ovvero il sonno, proprio per liberare energie di assimilazione che, durante la veglia, sono impegnate in contatti continui. Il sogno impasta ciò che è appena accaduto con tracce biografiche più antiche, creando mappe nuove utili a vivere con maggiore flessibilità ed efficacia.

Cos’è il sogno in ottica Gestalt

Il sogno è un processo artistico e metaforico: traduce in immagini, scene, trame ed emozioni le esperienze non ancora assimilate. Ciò che durante il giorno resta “a metà strada”, viene stoccato ai confini. attraverso la memoria a breve-medio termine e le tensioni corporee e ripreso nella notte per essere integrato nella personalità. Il risultato è un ampliamento della nostra capacità automatica e flessibile di funzionare nel mondo.

Non solo passato: il sogno orienta anche il futuro

Il sogno non riguarda unicamente il passato. Spesso sintetizza le sfide imminenti con le risorse disponibili, offrendo un orientamento intuitivo per l’azione del giorno dopo. Per questo, in molte culture, i sogni sono stati considerati un messaggio guida: nel sonno, l’intelligenza viscerale e creativa è meno vincolata dagli schemi abituali e può proporre soluzioni inedite.

Perché i sogni contano in terapia

Si può lavorare anche senza sogni, ma la loro assenza persistente può segnalare bassa consapevolezza o una relazione terapeutica poco profonda. Sognare e ricordare implica permesso interno a guardarsi dentro; narrare un sogno è un atto di auto-disvelamento: abbassa il controllo, accetta vulnerabilità, costruisce fiducia. I sogni accelerano la comprensione dell’identità, delle parti negate o escluse, delle proiezioni e rivelano il confine vivo della crescita: mostrano dove gli schemi attuali non bastano e dove stanno emergendo nuovi adattamenti creativi.

Come si lavora con i sogni in Gestalt

Se il sogno è un’opera d’arte, il lavoro deve essere artistico. In pratica:

  • Primo racconto rapido per cogliere la gestalt complessiva, ovvero figure cariche di senso/energia.
  • Secondo passaggio al tempo presente, più lento e ricco di dettagli, per riattivare sensazioni, emozioni e pensieri.
  • Uso di linguaggi poetici, teatrali o pittorici: riproduzione di scene, immedesimazione nelle parti, esplorazione corporea della scena onirica.
  • Co-creazione: chi ascolta offre risonanze, intuizioni, mette in dialogo le parti, facilita l’emergere dell’intenzionalità nel presente fino a micro-azioni sperimentabili.

L’obiettivo non è spiegare il sogno, ma riattivare il processo di contatto fino a una nuova configurazione figura-sfondo che sostenga scelte concrete.

La chiave della complessità: una democrazia di parti

La personalità è un sistema complesso: molte parti interconnesse, capaci di autoregolazione. Nella salute funziona come una democrazia armoniosa; nella nevrosi prevale la dittatura di una parte, portando a rigidità e scarsa resilienza. Restituire flessibilità significa riattivare le parti, creare riscontri e connessioni nuove. Il lavoro di gruppo amplifica il processo: un laboratorio artistico complesso dove risonanze, intuizioni e azioni dei partecipanti arricchiscono la comprensione condivisa e l’attualità dell’incontro.

Indicazioni pratiche per integrare i sogni

  • Appunta subito il tuo sogno al risveglio.
  • Intitola il sogno in modo evocativo: aiuta a coglierne il tema.
  • Raccontalo al presente, scegli una scena e incarnala.
  • Diventa ogni elemento e lascia che questo parli.
  • Chiudi con una micro-azione per il giorno: cosa farai “di diverso” grazie a questo sogno?

FAQ

Il sogno va sempre interpretato?
In Gestalt non si cerca una chiave simbolica universale. Si privilegia l’esperienza diretta: sentire, mettere in scena, dialogare con le parti e vedere cosa cambia nel preesente.

Se non ricordo i sogni, è un problema?
Non sempre. Tuttavia, allenare il ricordo spesso aumenta consapevolezza e profondità del lavoro.

A cosa serve coinvolgere il corpo?
Il sogno è sensoriale e motorio quanto emotivo e cognitivo. Lavorare col corpo riapre il contatto e rende trasformativa la rielaborazione.

Il lavoro in gruppo è più potente?
Può esserlo: il gruppo funziona come sistema complesso che offre feedback molteplici e risonanze impreviste, accelerando insight e integrazione.

Che ruolo ha il terapeuta?
È un facilitatore del contatto: ascolta, rimanda, propone esperimenti, aiuta a collegare parti e a tradurre l’insight in azioni responsabili.

Mettere i sogni al lavoro nella vita quotidiana

Sognare è crescere: di notte aggiorniamo le mappe con cui, di giorno, scegliamo. Portare i sogni nella pratica significa riaccendere la curiosità, coltivare presenza ai segnali del corpo, e trasformare le immagini in passi concreti: una conversazione rimandata, un confine da chiarire, un gesto di cura verso di sé. Quando il sogno diventa ponte tra esperienza e azione, la personalità ritrova flessibilità, la relazione con l’ambiente si fa più creativa e la direzione della vita risulta più nitida. Non serve capire a fondo il sogno: basta contattare ciò che emerge e lasciare che la prossima mossa, piccola ma reale, nasca dalla nuova figura che la notte ha reso visibile.

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