La Teoria della Gestalt e la Teoria della Complessità condividono più di quanto sembri. La prima descrive il funzionamento dell’organismo al confine di contatto con l’ambiente; la seconda spiega come operano i sistemi aperti con molte parti interconnesse, riscontri diffusi e comportamenti non lineari. Mettendo in dialogo i due saperi, emergono chiavi potenti per la psicoterapia della Gestalt, il coaching e ogni pratica che lavori su cambiamento, adattamento e creatività.
Sistemi aperti e campo organismo-ambiente
Per la Complessità, un sistema è aperto quando scambia costantemente energia, materia e informazione con l’esterno; è composto da molte parti collegate da feedback che rendono il comportamento non lineare.
La Gestalt guarda all’essere umano come organismo vivente: sottosistemi biologici intricati, inseriti in campi fisio-psico-sociali, come la coppia, la famiglia, i gruppi e la società. L’incontro tra organismo e ambiente avviene al confine di contatto, una soglia selettivamente permeabile e, nell’uomo, in parte consapevole. L’essere umano, insomma, è un sistema complesso che vive in campi complessi.
Totalità ed emergenza: il tutto è più della somma delle parti
“Il tutto è più della somma delle parti” è uno dei principi cardine della Gestalt. La Complessità parla di proprietà emergenti: qualità che non appartengono ai singoli componenti, ma nascono dalla loro organizzazione.
Vita, mente e coscienza di sé sono emergenze che richiedono funzioni di orientamento e interazione con l’ambiente, tutte processate al confine. In Gestalt, questi processi sono le funzioni del Sé, ovvero Es, Io e Personalità; in cibernetica biologica, la mente che realizza autopoiesi. L’esito umano è la scelta deliberata: organizzare l’esperienza e agire con senso.
Autoregolazione e adattamento creativo
I sistemi complessi si regolano grazie a feedback negativi, o stabilizzanti, e positivi, o amplificanti. La Gestalt riconosce la stessa dinamica nel rapporto individuo-ambiente: l’organismo autoregolandosi oscilla tra conservazione e trasformazione.
Goodman chiama questo processo adattamento creativo: ci adattiamo al mondo e, insieme, lo adattiamo a noi, ristrutturando mappe percettive e schemi d’azione quando la situazione lo richiede. Quando la regolazione fallisce, compaiono rigidità o caos comportamentali: segnali di un sistema che ha perso flessibilità.
Ordine, caos e “orlo del caos”
La Complessità descrive tre regimi:
- Ordine (equilibrio stabile): parametri quasi fissi, sensibilità bassa. È il regno della rigidità: efficiente finché l’ambiente non cambia troppo, poi collassa o si disorganizza.
- Caos (nessun equilibrio): variazioni irregolari, imprevedibili. È il regno della iper-sensibilità che impedisce orientamento e adattamento.
- Orlo del caos (equilibrio instabile): una zona intermedia in cui stabilità e flessibilità coesistono. È la finestra ottimale per l’innovazione: il sistema scioglie schemi obsoleti e ne integra di nuovi, in continuità con la sua organizzazione di base.
La clinica gestaltica punta proprio a portare individuo, coppia o gruppo all’orlo del caos: abbastanza ordine per sentirsi al sicuro, abbastanza novità per cambiare davvero.
Personalità come sistema complesso
In Gestalt, la Personalità è l’insieme integrato di schemi semantici e comportamentali che orientano il contatto con l’ambiente. Isomorficamente al cervello che la sostiene, la Personalità è un sistema complesso e può funzionare:
- in modo rigido, con un unico attrattore dominante: bassa adattività, rischio di nevrosi e disturbi di personalità;
- in modo caotico: scarsa aderenza alla realtà, dispersione o frammentazione, fino a raggiungere quasi alcuni assetti psicotici;
- in modo flessibile, attraverso un’autoregolazione adeguata: selezione di schemi idonei al contesto, apprendimento e crescita.
La vita introduce biforcazioni: eventi o accumuli di micro-variazioni che sciolgono vecchi assetti e consentono nuovi equilibri. Qui la Gestalt lavora per sciogliere schemi non più funzionali e ricostruirli creativamente in forme più adatte.
Campo relazionale e co-organizzazione
Le proprietà del sistema emergono nella relazione: alcune qualità individuali si amplificano, altre restano in ombra. Un setting gestaltico ben condotto diventa un laboratorio di autorganizzazione: alleanza, attenzione ai vissuti corporei, dialogo fenomenologico, esperimenti in sessione. L’obiettivo non è spiegare la vita dall’esterno, ma riorganizzarla dall’interno mentre accade, collegando segnali sensoriali, emozioni, cognizioni e azione.
FAQ
Che cosa accomuna Gestalt e Complessità?
L’idea che l’umano sia un sistema aperto in relazione continua con l’ambiente, regolato da feedback, soggetto a emergenze e non linearità.
Cosa significa “orlo del caos” in terapia?
È la zona ottimale tra ordine e disordine in cui il sistema può innovare senza disintegrarsi: abbastanza stabilità per non perdersi, abbastanza flessibilità per cambiare.
Come riconosco un funzionamento rigido o caotico?
Rigidità: schemi invarianti, bassa risposta ai cambiamenti, iper-controllo. Caos: oscillazioni ampie, discontinuità, difficoltà a mantenere obiettivi e confini.
Qual è il ruolo dell’Io nella Gestalt?
È la funzione di scelta: coordina Es e Personalità, valuta, decide e traduce l’insight in azioni.
In che modo la relazione terapeutica incide sul sistema?
Terapeuta e paziente formano un campo complesso: le loro qualità si co-organizzano. Un’alleanza chiara, centrata sull’esperienza, favorisce nuovi attrattori più funzionali.
Verso una pratica integrata
Rileggere la Gestalt con le lenti della Complessità non è un esercizio accademico: è un criterio operativo. L’essere umano, sistema complesso in campi complessi, cambia quando ordine e novità si incontrano all’orlo del caos. Qui l’Es alimenta possibilità, la Personalità offre continuità, l’Io sceglie e responsabilizza l’azione.
Per terapeuti, coach e professionisti della relazione, il compito è costruire contesti che favoriscano questo regime: confini chiari, contatto vivo, esperimenti concreti e verificabili. Così, ogni crisi diventa biforcazione verso equilibri più maturi; ogni insight, un nuovo attrattore; ogni incontro, una emergenza di senso che rende l’organismo più flessibile, resiliente e capace di autorganizzarsi nella direzione della propria crescita.


